venerdì 15 agosto 2014

Nell’incertezza, stiamo fermi.

[ Memo ]

L’Istat racconta che i prezzi al consumo sono scesi o sono a variazione zero.
Io a dire il vero non me ne sono accorto, i prezzi di ciò che acquisto in genere presso un supermercato sono stabili ed anzi diversi hanno subito un discreto aumento (per esempio la lattuga è passata da € 1,60 a € 1,90) e le uniche diminuzioni sono legate alle offerte di periodo. Ma l’Istat ci dice … .

Si parla di deflazione ed i sapientoni dell’economia da salotto ci raccontano che un po’ d’inflazione serve: un tasso d’inflazione accettabile e necessario è stimato in un 2% anno.

Ci dicono che l’inflazione, quando si genera sul mercato interno, incorpora le aspettative di miglioramento della gente che si riflette sui prezzi. Io ci vedo sì un aumento dei prezzi, ma anche - con il blocco dell’adeguamento di stipendi e pensioni - una continua diminuzione del loro potere di acquisto. Oggi il futuro preoccupa e di conseguenza si frena negli acquisti.

Ma come si fa a non essere preoccupati? Coloro che hanno il compito-dovere di definire il piano strategico di sviluppo del paese e di dedicarsi alla riforme necessarie si perdono in lunghissime ed inutili discussioni di potere e di poltrone.

I timori per l’aumento della repressione fiscale e per il taglio di prestazioni e servizi aumentano.

Come si può pensare che si possa abbandonare la prudenza negli acquisti quando il reddito fisso (stipendio e pensione per chi l’ha, uno dei limoni da spremere da parte di una classe politica ingorda e arraffona per interesse proprio che mette a carico della collettività anche il leccalecca, il cono gelato … e le mutande) è sottoposto a continuo depauperamento di valore, quando si paventa la revisione (in taglio) delle detrazioni e deduzioni fiscali, quando si diffonde l’ipotesi di un prelievo forzoso retroattivo su quello che una volta era una caratteristica positiva delle famiglie: il risparmio (l’aliquota fiscale applicata agli interessi è passata dal 20% al 26%; l’imposta di bollo dallo 0,15% allo 0,20%, … ). Tanti, troppi, pagano molto per pochi furbetti che evadono impuniti.

E poi, la bufala della riduzione delle tasse. Ma se anche non aumentassero e poi si riducono i trasferimenti agli enti locali, questi aumentano le imposte locali. Ne so qualcosa visto che, per esempio, l’addizionale irpef comunale è stata raddoppiata, deliberata la tasi nell’aliquota massima, aumentata la tari, ridotti i servizi, cancellata di fatto la manutenzione delle strade piene di buche, ridotto i fondi per gli asili nido, … e questo significa che un numero maggiore di famiglie dovrà pagare sempre più di tasca propria.

Se non si acquista non si vende, se non si vende non si produce, se non si produce non si investe, se non si investe o si chiude non si crea lavoro, se si distrugge lavoro e se non si crea lavoro non c’è reddito, se non c’è reddito non si acquista.

Nell’incertezza, stiamo fermi.

1 commento:

  1. Quando ascolto il tg mi sembra che gli articoli siano scritti da gente che non ha mai avuto un solo problema economico in vita sua!
    Saranno un paio di giorni che non fanno altro che ripetere che i consumi sono scesi .
    Ora io mi chiedo : Ma ci sono o ci fanno??
    Ci sono persone senza lavoro da anni ,altri in odore di licenziamento etc etc
    Come possono riprendere i consumi se i soldi che girano sono sempre meno?
    Non ti pare un paradosso?
    Ciao,buona giornata ,oggi qui si prevedono i 41° :(
    liù

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