giovedì 13 gennaio 2011

Un voto per il sì perchè non c'è scelta.

Tanto tempo fa un’amica di Napoli mi domandò in una mail cosa ne pensassi della vicenda di Pomigliano. I giornali ne parlavano da poco, non si era ancora giunti alla firma dell’accordo. Avrei voluto rispondere subito, non lo feci perché avevo trascurato l’evento e ne sapevo poco. Non che oggi ne sappia di più ed i giornali commentano anzichè anche indicare esattamente i termini della questione, ma non è questo il punto della mia riflessione.

Da oggi si vota a Mirafiori, ma l’esito mi pare già scritto: passerà il sì. Non c’è una alternativa umanamente accettabile di fronte alla minaccia terroristica di Marchionne di trasferire la produzione in Canada od altro paese, la minaccia di perdere il posto di lavoro che significa poi perdere la dignità di essere umano e così, anche se dentro di sé lo si ritiene ingiusto, non è possibile rifiutare, non è possibile dire no..

In un’epoca in cui il lavoro è spesso precario, non vedo quale libertà di giudizio e scelta possa esserci e possa essere lasciata al lavoratore, al debole di fatto.

E’ una forma di schiavitù, non nuova, ma che si palesa in questi giorni molto più efficacemente.

I processi di delocalizzazione, la situazione di crisi perdurante, l’incapacità politica di capire e fare, la scelta dei tagli di bilancio dove non devono essere fatti, il lavoro negato, il lavoro-schiavo, le ruberie, l'impunito illecito arricchimento ... questa è la realtà.

Chiacchierare di meno, sparare meno cazzate e capire di più chi veramente lotta per vivere.

Marchionne?
chi è Marchionne?
solo l’ultimo arrivato: altri prima di lui, altri dopo di lui.

Uomini-numero anche questi, ma con un differenza che pesa: l’enormità dei compensi che si pagano approvandoseli da soli. A questi non spaventerà mai la perdita del lavoro, è un problema che non si pone: anche se fossero buttati fuori a calci in culo, avranno incassato in poco tempo così tanto che potrebbero vivere da fannulloni o da bamboccioni finchè schiattano (dovrei scrivere senza fare un cazzo, che è quello che penso, ma ... ).

Chi ha da perdere è solo il lavoratore, a compenso fisso, per lui sì che sarebbe dura se perdesse il lavoro e fosse la sua unica fonte di reddito; non avrebbe risorse e neppure potrebbe contare su quella rete sociale che meglio aveva caratterizzato la vita di decenni d’anni fa. Oggi è diluita, quasi s’è persa.

Per questo comprendo, se prevalesse il sì: mettiamoci al posto loro, faremmo lo stesso. Ed è solo l’inizio, aperta la via … tanti la potrebbero seguire.

 Votare per la sopravvivenza o essere buttati per la strada: cosa scegli?
scelgo di sopravvivere finchè posso! perché non è vivere, ma sopravvivere che si deve.

Per concludere, molto interessante leggere le dichiarazioni riportate oggi dalla stampa:

“... Nel caso in cui venisse bocciata l'intesa raggiunta tra la Fiat e i sindacati, «le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri Paesi» ha detto il capo da Berlino. ..."

Del resto che ci si poteva attendere: evidentemente quando i consiglieri son lontani, il pensiero-verità emerge. Dovrebbe essere il capo di un governo per tutti, lo è solo per la parte che più gli si confà: quella del mondo dell’impresa e dell’affare.

Quel mondo è anche quello che evade le tasse, che nasconde e nascostamente trasferisce risorse su conti esteri (la notizia di una nuova lista è di questi giorni), scaricando sulla collettività (il popolo servo) il prezzo sociale del loro arricchimento e del loro fallimento.

Ma sono ottimista, qualcosa dovrà pur cambiare.

1 commento:

  1. Ovviamente passerà il sì! Anche perchè nessuno muove dito, CGIL, compresa. Un saluto da Sar.

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